SIBILLA - LaduchessadiConversano che sfiorò il trono d’Inghilterra

SIBILLA - LaduchessadiConversano che sfiorò il trono d’Inghilterra

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In Timeline, romanzo fantastorico pubblicato nel 2000 e scritto dal prolifico Michael Crichton, alcuni archeologi sono catapultati indietro nel tempo, per finire (nei guai) durante la guerra dei Cent’anni (1337-1453) tra inglesi e francesi. Infine, tornati avventurosamente ai nostri giorni, scoprono un’antica lapide in cui è citato un loro compagno che aveva deciso di “rimanere” nel Medioevo, nelle vesti di nobile cavaliere. Una circostanza che viene in mente leggendo il recente romanzo storico Sibilla d’Altavilla. Contessa di Conversano, Duchessa di Normandia, scritto da Dora Liguori per Adriatica Editrice (272 pagine, 15 euro). Perché il pretesto (fondato) su cui è basato il libro è la segnalazione inattesa (avvenuta davvero) d’una lapide medievale posta nella cattedrale di Rouen: vi si ricorda la storia di Sibilla, duchessa normanna nata a Conversano intorno al 1080 e deceduta a Rouen nel 1102. Com’è vera, d’altra parte, la sua avventura umana a fianco dello sposo, Roberto II duca di Normandia (1054-1134), primogenito di Guglielmo il Conquistatore e Matilda di Fiandra, pretendente al trono d’Inghilterra e protagonista della Prima Crociata. D’altra parte, a Conversano si tramanda che l’area in cui visse la corte di Sibilla è nella stessa zona del centro storico in cui oggi c’è l’hotel «Corte Altavilla» Relais & Charme, affascinante albergo “inventato” dai conversanesi Letizia Valenzano e Nicola Mattia. L’antica Cupersanum, conquistata dai Normanni nel XI secolo, dopo la divisione del Ducato di Benevento diventò una contea sotto il dominio della Casa Altavilla. Finché Sibilla andò in sposa a Roberto II, sancendo un connubio, poco noto, tra la Puglia d’allora e Rouen, capitale storica della Normandia in Francia. È accaduto che quasi mille anni dopo, durante un viaggio in Normandia, il professor Carmine Liuni, agronomo di fama e cultore della materia, ha visto la lapide in latino medievale sotto l’altare maggiore della cattedra le normanna:

Sibylla de Conversana / Apulienortu/quamduxituxorem/RobertusBrevisocreadictus/Normannorum dux / invicti filius Guillelmi Conquistatoris / acerba nimis morte praerepta / post biennium conubi / Am - M-C-II/Gentisolimdeliciumdeindesiderium / nunc cinis / serius revictura.

Traduzione: «Sibilla di Conversano, nata in Puglia, che Roberto il Breve detto Schiniere, Duca dei Normanni, figlio dell’invitto Guglielmo Il Conquistatore, condusse seco in moglie, colpita da precocissima morte dopo un biennio di matrimonio. A(nno) M(ortis) 1102. Prima delizia, poi desiderio della gente, ora cenere in futuro risorgente». Ne è scaturito un lavoro di riscoperta della nobildonna. Finché la scrittrice campana Dora Liguori - presidente a Roma del «Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale», docente di canto al Conservatorio di Santa Cecilia - venuta casual- mente a conoscenza della storia di Sibilla durante un soggiorno nell’albergo Corte Altavilla, ha deciso di dedicarle un romanzo, forte anche dell’incoraggiamento e dell’entusiasmo dello staff dell’hotel. Il libro è stato recentemente presentato nella pinacoteca del Castello aragonese di Conversano, con il patrocinio della Regione Puglia e gli interventi - oltre che dell’autrice - dei professori Pasquale Bellini, Francesco Tateo (Università di Bari) e Mario Colonna. «Per la parte storica - si legge nelle note - il libro fa riferimento alle ricerche e alle notizie disponibili. Per le “emozioni”, invece, si affida a processi induttivi». I ritratti dei due protagonisti, secondo la scrittrice? «Roberto II duca di Normandia, uomo affascinante e valoroso guerriero nonché, cosa rara per i tempi, colto e gentile, sarà uno dei protagonisti della prima crociata; ma sarà anche la vittima sacrificale di una terribile famiglia, dal padre ai fratelli, votata perennemente a procurargli danno. Sibilla, figlia del conte di Conversano, è invece un raro esempio di donna che saprà, attraverso la forza della sua cultura, imporre, in una società medioevale dal potere completamente affidato agli uomini, il proprio pensiero modernissimo, un pensiero che, per questo, verrà ritenuto altamente pericoloso». «Dopo tanti secoli, infatti, il giallo della sua prematura e tragica fine ancora perdura: morì di parto o fu premeditato omicidio di Stato?». Una lettura giallistica, quindi, più che basata su certezze storiche. Ma con un indiscusso fascino. Di certo, si sa che il governo di Roberto II fu segnato dalla discordia con i fratelli in Inghilterra; discordia che infine portò all’assoggettamento della Normandia alla corona inglese. Il suo soprannome “Cortacoscia” (in inglese Curthose, in francese Courteheuse), farebbe riferimento alla sua statura: Guglielmo di Malmesbury e Orderico Vitalis riportano che il padre, Re Guglielmo, lo chiamava per scherno brevis-ocrea (stivali corti). Comunque il problematico Roberto sposò nel 1100 Sibilla, figlia di Goffredo di Brindisi, conte di Conversano (e pronipote di Roberto il Guiscardo). Il loro figlio, Guglielmo Clitone, nacque il 25 ottobre 1102 e divenne erede del Ducato di Normandia. La giovane Sibilla, che era ammirata e spesso lodata dai cronisti dell'epoca, si spense effettivamente poco dopo il parto. Malmesbury sostiene che morì per essersi fasciata troppo strettamente il seno; mentre sia Torigny che Vitalis suggeriscono che fu assassinata da una cabala di nobildonne capeggiata dall’amante del marito, Agnes Giffard. Di certo, la lapide dedicata a Sibilla sotto l’altare maggiore della Cattedrale di Rouen denota che la sovrana normanna era una “prima donna”. In fatti Notre Dame di Rouen è un famoso monumento d’architettura gotica. famoso anche perché nel 1894 il pittore impressionista Monet realizzò una serie celebre di trenta tele, dedicate alla facciata dell’edifico sacro nelle diverse ore del giorno. Un’antica pugliese, insomma, non può trovare ospitalità migliore. Tanto più che, per la cronaca, nella cattedrale c’è pure la tomba attribuita a Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra (1189-1199). Un altro mito.

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